Categoria: Rivista Online - Edizione - Giugno 2016

 

L'Accordo Nucleare con l'Iran (JCPOA) e la conferma - anche dopo le elezioni parlamentari - dello stretto controllo che hanno sul Paese le componenti fondamentaliste - non certo rendono più concrete e realistiche le nostre aspettative di un "nuovo Iran". Si tratta di un grande Paese, con una popolazione giovane, istruita e dinamica; ricco di una cultura millenaria, legato all'Italia da centoquarant'anni di relazioni diplomatiche; con una società civile che dal secondo dopoguerra ha intensificato i rapporti culturali , economici, umani e famigliari con noi italiani. Per tutti questi motivi delude constatare, ricorrendo in questi giorni il terzo anniversario della Presidenza Rohani, che il sistema di potere e i comportamenti del regime teocratico restano assai meno "riformisti" di quanto voglia far credere una narrativa diffusa soprattutto in Italia. Il  tutto a rischio e danno delle aziende italiane che vengono imprudentemente indotte ad allacciare nuovi rapporti con l'Iran. E delude ancor più che nelle ultime settimane Il Presidente Renzi, imitato dai Presidenti della Regione Marche ,Criscioli, prima e ora dal Presidente della Regione Puglia , Emiliano, come si legge in: http://www.barilive.it/news/Politica/429395/news.aspx
 
 Gli ingredienti della campagna comunicativa e delle iniziative diplomatiche di Teheran sono stati soprattutto: la prospettiva dell’immediata apertura di un grande mercato, sostenuto dalla rimozione delle sanzioni in settori strategici come l’energia, i trasporti, i servizi, le tecnologie aeronautiche e navali, e soprattutto le cospicue disponibilità finanziarie derivanti dallo scongelamento di 150 miliardi di dollari resi ora disponibili all’Iran;la fiducia che l’entrata in scena da protagonista dell’Iran – con la sempre più solida alleanza militare e strategica della Russia- risolva definitivamente la tragedia siriana, ormai trasformata dalle milizie sciite e dai pasdaran iraniani in una generalizzata "pulizia etnica" contro gli oppositori di Assad e dell'Iran .
 
La realtà, come ha scritto il New York Times dopo le ultime elezioni a Teheran, é tuttavia ben l'Accordo Nuclearediversa. ”L’Iran è ben lontano dall’essere una democrazia. Molti moderati in Iran sarebbero considerati integralisti –“hard liners”- altrove. Gli integralisti hanno uno stretto controllo sulle forze di sicurezza, l’apparato giudiziario, la maggior parte dell’economia, e continueranno a esercitare tale controllo per il futuro prevedibile. E nonostante l’accordo nucleare, il ruolo destabilizzante dell’Iran in Medio Oriente, i suoi legami con la Russia, l’ostilità contro Israele rendono difficile per gli Stati Uniti e i suoi alleati Occidentali avere relazioni normali con Teheran”. 
 
Nel suo ultimo rapporto sul terrorismo, il Dipartimento di Stato Usa ha certificato che " l'Iran ha proseguito le attività collegate al terrorismo internazionale , sostenendo i gruppi terroristi palestinesi a Gaza, Hezbollah in Libano, vari gruppi in Iraq e in tutto il Medio Oriente. L'Iran ha aumentato il suo sostegno alle milizie Scite in Iraq, una delle quali é designata quale Foreign Terrorist Organization (FTO). L'Iran e i suoi associati (proxies) hanno continuato negli sforzi sotterranei a esercitare influenza crescente in Africa, Asia, America Latina. L'Iran ha utilizzato la Islamic Revolutionary Guard Corps-Qods Force (IRGC-QF) per attuare mi propri obiettivi di politica estera, per operazioni coperte di intelligence, e per creare instabilità in Medio Oriente. La IRGC-QF è lo strumento primario del regime per coltivare e sostenere il terrorismo a livello internazionale." A IRGC-QF vengono ricollegate attività sanzionabili dalle disposizioni in vigore. Il Corpo controlla una miriade di società e aziende che stanno ora cercando contatti con partner internazionali. 
 
In aggiunta a questo , un Paese come l'Italia che ha nella promozione dello Stato di Diritto e dei Diritti umani l'obiettivo prioritario della propria politica estera e di sicurezza, non può trascurare che il regime iraniano prosegue la sua spregiudicata campagna di violazioni dei diritti umani, contro il suo stesso popolo. La riattivazione delle sanzioni prevista dal'Accordo Nucleare in caso di inadempienze iraniane, è tutt’altro che ipotetica. Essa è reale: diffonde un’ombra preoccupante sugli investimenti stranieri nel Paese, per non parlare dei rischi alla sicurezza per il personale di aziende straniere in caso di deterioramento della situazione interna. In questo momento è opinione diffusa tra gli analisti che sia necessaria la massima prudenza, dato che il probabile rischio del business con l’Iran supera le ragionevoli aspettative di profitto.
 
I rischi diventano ancor più evidenti quando si considerano i comportamenti conflittuali di cui l’Iran ha dato prova nei mesi successivi all’entrata in vigore firma dell’Accordo Nucleare. Teheran ha lanciato diversi missili balistici, uno dei quali recava l’iscrizione in ebraico che “ Israele deve essere cancellato dalla faccia della terra“. Questpo comportamento iraniano costituisce chiara violazione sia dello spirito che degli obblighi derivanti dalla Risoluzione ONU 2231. Il regime di Khamenei ha anche acquistato diversi jet militari multiruolo Sukhoi-30 senza né chiedere né ottenere la prescritta autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. L’Iran ha stanziato la somma di 7.000$ per le famiglie di ogni palestinese “martire” contro Israele. Gli iraniani hanno dichiarato di non avere alcuna intenzione di aderire allo spirito dell’Accordo Nucleare, e di limitarsi alla sua mera interpretazione letterale: come mostrano le affermazioni della Guida Suprema sul futuro di un Iran che conta più sui missili che sui negoziati. 
 
Chi pensa che l’Iran sia un nuovo Eldorado o un  terreno  fertile e sicuro per il futuro delle nostre aziende ne sottovaluta le evidenti problematicità. Per fare solo un esempio ci sono casi come quello di una importante società romana in "concordato preventivo" che ha lanciato una grande e costosa esposizione dedicata all’Iran. Vi è una corsa all'affrettato e incondizionato rilancio dei rapporti economici.
 
Le linee di credito annunciate con la visita di Renzi a Teheran  sostenuti da garanzie e linee di credito e le assicurazioni all'export,tutte sul bilancio dello Stato e quindi a spese del contribuente italiano, non hanno riscontri in altri Paesi occidentali. Nello stesso momento della visita del Presidente della Regione Marche , Criscioli, negli Usa  nelle scorse settimane, si svolgeva a Teheran il primo vertice economico Italia-Iran e il Vice Ministro degli Esteri Amendola assicurava che, di fatto, non vi era più problemi per alcun tipo di transazione economica e finanziaria. 
 
Il Presidente pugliese Emiliano ha dichiarato nell'incontro di Sabato 11 Giugno all'Ambasciatore Mozzaffari :"Con l'Iran vogliamo investire su cultura e economia e sappiamo che c'è una gran voglia delle imprese italiane a entrare in contatto con questa grande nazione ". E' davvero sorprendente che autorevoli esponenti di forze politiche e di ambienti culturali che si vorrebbero qualificare come strenui sostenitori dei diritti umani, della parità di genere, della lotta contro la pena di morte, del contrasto alla propaganda all'odio , non spendano mai neppure una loro timida parola in tutti questi incontri sulle orribili violazioni del regime iraniano, stigmatizzate da tutti i recenti rapporti e risoluzioni delle Nazi Unite. Ed è altrettanto sorprendente che lo stesso silenzio plani sui considerevoli rischi che incontreranno sicuramente le aziende italiane che dovessero aver a che fare con quella metà almeno di economia iraniana riconducibile alla IRGC, sanzionabile per connessioni con riciclaggi finanziari e sostegno al terrorismo. Anche ip Presidente Emiliano, come il suo collega marchigiano nelle scorse settimane,  ha espresso il suo entusiasmo all'idea di "gemellaggi" .
 
Lo trovo imprudente e fuori luogo.Imprudente perché contrasta con le forti riserve delle maggiori istituzioni finanziarie internazionali a entrare in rapporti con l'Iran, nonché con le tuttora vigenti restrizioni in tema di riciclaggio di capitali e di finanziamento a organizzazioni terroristiche. Fuori luogo perché un "gemellaggio" culturale tra un Paese come l'Italia che vanta una tradizione straordinaria nell'affermazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, con un regime che è fiero di rappresentare l'esatto opposto, non sembra una prova di coerenza e di lungimiranza politica.
 
 
Fonte:Giuseppe Paccione