Categoria: Rivista Online - Edizione - Dicembre 2016

 

Il No dilaga con il 59,7%, il Sì si ferma al 40,3%. La stragrande maggioranza degli italiani boccia una volta per tutte le riforme costituzionali, senza possibilità di appello; la Costituzione non si tocca!

 

"Approvate il testo della legge costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016" Questi i quesiti sottoposti a referendum che, per come visto, gli italiani hanno bocciato.

In effetti, in molti si chiedevano se i risparmi anti casta sarebbero stati effettivi o illusori, se il “nuovo” Senato, a dir poco confuso e inusitato avrebbe assolto davvero alla nuova funzione istituzionale, se e come, con la riforma della Costituzione che Renzi aveva fatto approvare, a colpi di fiducia dalle Camere pericolosamente indebolite, la sovranità popolare sarebbe sopravvissuta.

Questi i dubbi che hanno determinato la vittoria del NO.

Renzi ha giocato la sua carta; vincendo i SI, si sarebbero approvate le riforme e avrebbe ottenuto così  un´importante vittoria personale dentro e fuori del PD chiudendo i conti con la sinistra dem. Avrebbe magari potuto, capitalizzando il risultato, andare alle urne già nel 2017  e in vista del congresso avrebbe avuto gioco facile per purgare il PD dagli elementi “impuri”.

Ha vinto il NO e Renzi va subito a casa, ovvero, si fa per dire perchè spetta sempre a lui come leader del PD indicare una soluzione per il nuovo governo capace di condurre il Paese alle urne.

Per il Quirinale Renzi potrebbe anche continuare pur avendo perso la battaglia del Referendum e chiaramente lo scopo sarebbe quello di evitare incertezze politiche con conseguenti  ripercussioni sui mercati, ma tutto indica, dato che già oggi lunedì 5 dicembre i mercati non hanno dato segnali allarmanti, che si dimetterà lasciando spazio al suo successore; un altro premier non eletto, il quarto consecutivo, che secondo indiscrezioni giornalistiche potrebbe essere Padoan ben accetto negli ambienti di Bruxelles oppure il presidente del Senato, Grasso.

Salvo sempre che il presidente Mattarella non decida di andare ad elezioni anticipate, ma non pensiamo che, allo stato, ciò sia necessario.

V´è da notare ancora che buona parte della stampa internazionale che sosteneva insistentemente il "SI" sta già facendo marcia indietro e si arroga a questo punto il diritto di dare il beneplacito per questo o quell´altro successore di Renzi, in consonanza con gli indici di gradimento dei signori che legiferano a Bruxelles. Non sembra vero, ma questi ultimi  non si sono ancora resi conto che non dovrebbero intromettersi negli affari interni dell´Italia, i cui governanti non necessitano della simpatia europea ma di quella del polpolo italiano, che acclamerà soltanto quel governo che sappia finalmente risolvere i problemi più pressanti; riduzione del peso fiscale, ripresa economica e, non ultima per importanza, l´ insostenibile ondata migratoria.

E per tirare le somme, a conti fatti, a noi pare che in realtà i grandi sconfitti con la vittoria del NO siano stati naturalmente Matteo Renzi e Maria Elena Boschi ma principalmente l´ex-presidente Giorgio Napolitano ispiratore della rigettata riforma mentre il vero vincitore, senza ombra di dubbio alcuno, il principio della sovranità popolare che si inserisce tra i principi fondamentali della nostra Costituzione.