Categoria: Rivista Online - Edizione - Dicembre 2016

 

Desidero ringraziare tutti gli elettori italiani residenti all'estero che hanno preso parte al referendum di domenica, indipendentemente dalla preferenza espressa nelle urne, e la rete diplomatico-consolare per il considerevole lavoro svolto al servizio dei cittadini.

Un milione e 246.342 elettori, pari al 30.75% degli aventi diritto, rappresentano un risultato importante e significativo in termini di partecipazione democratica, un risultato non scontato dopo il deludente tasso di partecipazione registrato in occasione delle elezioni dei Comites. Nel collegio Europa l'affluenza raggiunge il 33.7%, con 730.109 votanti.

Considerando lo schieramento di forze in campo, ritengo il risultato del NO più che soddisfacente: il 35.3% nell'insieme della circoscrizione estero, il 37.58% in Europa, con 249.976 elettori, il 37.77% in America del Nord, il 40.32% in Oceania e Africa, il 28.7% in America meridionale. Tale risultato è da attribuire all'impegno di migliaia di cittadini e alla passione e all'intelligenza dei militanti delle organizzazioni storiche dell'emigrazione, quali ad esempio la FILEF e le Colonie Libere Italiane in Svizzera, i quali si sono battuti senza risparmio in una campagna a costo zero il cui primo obiettivo era la partecipazione consapevole del maggior numero possibile di elettori.

Credo che la vittoria del SI all'estero possa essere spiegata in diversi modi, tutti legittimi com'è giusto in democrazia. E' evidente che l'impegno del Governo quale promotore del referendum e della riforma stessa ha giocato un ruolo diverso rispetto all'Italia.

Tuttavia, se interpretazioni e opinioni hanno tutte pari legittimità, non tutte hanno pari dignità: le diverse voci che si sono levate nelle ultime settimane contro il voto degli italiani all'estero, pregiudizialmente bollato come voto di scambio, sono assolutamente inaccettabili. Tali accuse non solo sono apparse come una volontà di lesione dei diritti di cittadinanza degli italiani all'estero sanciti dalla Costituzione, e questo naturalmente è l'aspetto più grave, ma hanno anche rappresentato una imbarazzante autodenuncia di analfabetismo politico.

Quando i politici, tutti, impareranno a rispettare la volontà popolare, anche e soprattutto quando manifesta orientamenti diversi dai loro desideri, l'antipolitica avrà minori opportunità di strumentalizzare il disagio sociale e il deficit di rappresentanza vissuti da milioni di cittadini.

Quanto ai problemi che riguardano le modalità di voto degli italiani all'estero, credo che il Parlamento debba intervenire, quando sarà discussa la nuova legge elettorale, per assicurare oltre ogni ragionevole dubbio la segretezza e la libertà del voto, anche attingendo alle diverse proposte già depositate in questa legislatura e in quelle precedenti.

Non è questo il momento dei bilanci, ma desidero esprimere un ringraziamento nei confronti del Governo Renzi, e in particolare del Ministro Gentiloni e del Sottosegretario Amendola, per l'impegno profuso che, Costituzione a parte, mi ha visto convinto sostenitore di un orizzonte riformista che semmai avrei voluto più forte, non più debole.

Nella fase politica non semplice che si è aperta nelle ultime ore, possiamo e dobbiamo tutti confidare nella solidità della democrazia italiana e nell'autorevole guida del Presidente Mattarella.

 

Roma, 9 dicembre 2016