Categoria: Rivista Online - Edizione - Marzo 2016

 

Uscirsene dalla macelleria di Bruxelles e dalla confusione disorientante che domina nei vari paesi membri

è oggi l´unica via di salvezza per la derelitta Italia.

 
Oggi ci troviamo di fronte un´Italia in un´Europa per nulla unita e oramai dissociata (in realtà, il solo elemento che lega vari partner europei è quello monetario), messa in ginocchio economicamente e politicamente come mai s´era visto. E senza considerare lo sgretolamento dei suoi valori e della sua fede religiosa causato dall´invasione selvaggia islamica e dalla debolezza di un governo che potremmo definire, così come  i precedenti capeggiati da Monti e Letta, quanto meno "anomalo" in quanto pur non violando apparentemente le attinenti norme costituzionali ha percorso per la sua formazione un iter senza precedenti attraverso il quale il Parlamento è stato nettamente scavalcato nelle sue funzioni istituzionali. 
 
È bene rammentare che Il vulnus alla legalità democratica dell’Italia, ha inizio con re Giorgio (Napolitano), allorchè, col compiacimento di alcuni partners europei, sostituisce un legittimo governo (Silvio Berlusconi), mai sfiduciato da un esplicito voto parlamentare, con un “esecutivo del presidente” guidato dal neo nominato senatore a vita Mario Monti (processo per nulla previsto dalla Costituzione). E’ altrettando bene evidenziare che la storia non finisce lì; appare a dir poco anomalo il fatto che Renzi, un extraparlamentare, sostenuto dal risultato delle primarie, si attribuisca il diritto di prendere accordi con Berlusconi, all´epoca altro extraparlamentare, su legge elettorale e riforme, sfiduciando il governo in carica. Processo anch´esso senza precedenti attraverso il quale il Parlamento è stato nuovamente scavalcato.
 
Siamo già nel caos istituzionale, ma non è l´anomalia degli ultimi tre governi il fuoco del nostro ragionamento; parleremo dell´argomento in separata sede, sicuramente mettendo l´accento sul “complotto” contro Berlusconi. Esso ci fu e forse fu sotto certi aspetti un vero e proprio colpo di Stato secondo quanto affermato non solo da diversi politologi ma principalmente dall'americano Edward Luttwak, riconosciuto esperto di geopolitica e da sempre voce in Italia delle amministrazioni Usa e da uno dei massimi analisti di economia internazionale, l'inglese Ambrose Evans-Pritchard.
 
La questione che intendiamo discutere però in questo momento è la grave situazione economica che affligge il nostro agonizzante Paese, bersaglio indifeso degli attacchi indiscriminati provenienti da Bruxelles e dal sistema finanziario internazionale. I guai per noi sono iniziati con la funesta entrata nel sistema della moneta unica, l´euro, il cui cambio con la vecchia lira ha rappresentato il primo knock-out dal quale non ci saremmo più ripresi. Infatti, dal momento che è stato adottato l’euro nel 1999, il tasso medio annuo di crescita dell’economia italiana è stato solo dello 0.3% – praticamente, quasi nulla.
 
Sia chiaro, non intendiamo demonizzare l´euro; non tutti i mali derivano da esso, ma buona parte indiscutibilmente, sì. Urgono adeguate riforme, del sistema politico, della giustizia, del sistema fiscale e del mercato del lavoro che, però, l´attuale maggioranza di governo non riesce a realizzare anche perchè, indipendentemente da tutto, affaccendata in altro “genere di riforme”.
 
Abbiamo sofferto la crescita dei mercati emergenti cui non abbiamo saputo dare una soluzione. Anche in questa situazione l´euro non ci è stato amico, contro la produzione a basso costo, ad esempio, della Cina, i costi italiani hanno continuato ad aumentare più velocemente di quanto sia avvenuto in Germania e in altri paesi dell´UE. Vincolati all´euro, non abbiamo potuto utilizzare la scappatoia del tasso di cambio e i nostri prodotti sono rimasti invenduti perchè non competitivi. Ergo. vediamo l´uscita dell´Italia dall´euro come soluzione finale; un ritorno alla lira, indebolita naturalmente dal processo di riconversione, genererebbe un vero benessere attraverso un exploit delle esportazioni con tutto ciò che ne consegue per la nostra economia.
A tal proposito il Regno Unito docet; a suo tempo ha preferito mantenere la sterlina, rifiutandosi di adottare l'euro e oggi attraversa un periodo di maggior benessere rispetto a noi e a tanti altri Paesi che, avventatamente e illusi come noi, hanno abbracciato la moneta unica.
 
Dalle colonne del Telegraph, Roger Bootle, il vincitore del Wolfson Prize, avverte che l’Italia corre velocemente verso il default – e che le “riforme”, anche se venissero fatte, non servirebbe ad evitarlo. L’unica via sarebbe rilanciare velocemente la crescita uscendo dall’euro.
 
Da quanto esposto non è fantaeconomia la nostra posizione nei confronti dell´euro, ma una visione realistica dei fatti, condivisa da chi ne capisce sicuramente di più di coloro che ci stanno trascinando nel baratro di un vergognoso e triste default. Se dipendesse da noi usciremmo dall´ euro senza tante storie, ringraziando per la convivenza di tutti questi anni e, come si conviene ad un coniuge corretto in fase di separazione, augureremmo buona fortuna all´Europa con la sua moneta unica & famiglia garantendo loro la nascita di un nuovo rapporto di amicizia con un´Italia felice per la riacquistata sovranità e indipendenza. Semplice, no? Basta però volerlo!
 
G & G Arnò