Categoria: Rivista Online - Edizione - Febbraio 2016
E’ proprio così, ed almeno per me quando ero fuori dalle cose enoiche l’Aleatico rappresentava quasi un mistero. L’etimologia della parola “Aleatico” richiamava alla mia immaginazione qualcosa di leggero, aleatorio, trasportato dal vento. Non sapevo nemmeno che una delle sue maggiori aree di produzione in quel di “Gradoli” si trovasse nel Lazio. L’assonanza di questo nome con Grado, Gradisca mi faceva pensare ad una provenienza del Friuli, massimo del veneto ed immaginavo questo vino come un bianco da accompagnare con crostacei e frutti di mare. Mi viene da ridere al pensiero che tanto per provare avrei anche potuto ordinarlo in un ristorante, magari in abbinamento a scampi o crudi di mare. Certamente lo stupore del cameriere sarebbe stato grande al limite della derisione. Se infatti è vero che, al di la di ogni abbinamento consigliato prevale sempre il gusto proprio, abbinare a piatti di mare un vino rosso ottenuto da vendemmia tardiva oltre che apparire una stravaganza eccessiva, avrebbe potuto rappresentare un vero e proprio cazzotto in bocca. Il nostro Aleatico infatti nella realtà nulla ha a che fare con i miei vini immaginari, ma è una delle tante peculiarità dello stupendo patrimonio ampelografico così ricco di identità varietali che il nostro territorio è capace di esprimere nelle sue mille sfumature di autenticità. La produzione di questo stupendo vino passito o da vendemmia tardiva viene condivisa dal Lazio, con Toscana e Puglia che rappresentano le altre due realtà in cui questo vitigno è autoctono. Originario della Grecia sembra che l’Aleatico derivi dalla mutazione genetica di una varietà di Moscato. A bacca nera e dal carattere abbastanza aromatico può essere vinificato anche come vino secco, ma è nelle tipologie dolci che conosce la sua espressione migliore. Presenti in degustazione cinque espressioni di Aleatico, accompagnate in parte dai loro produttori a spiegarne peculiarità e scelte produttive per questo spesso e ingiustamente poco considerato vino. Il primo assaggio è per l’Elba Aleatico Passito D.O.C.G. “Silosò” nome a cui idealmente va aggiunto “come è difficile” a significare la complessità di una viticultura cosiddetta eroica, illustrata dal produttore Arrighi e realizzata su pendenze convertite faticosamente in terrazzamenti nella zona di Portoferraio. Vino realizzato secondo la tradizione tramite appassimento delle uve poste all’aria aperta su graticci, che vede anche un breve passaggio in barrique. E’ poi la volta del “Montemaggiore” Lazio Aleatico Passito I.G.T. Nato direttamente dall’amore per il territorio del suo produttore Andrea Occhipinti, che “evade” dagli studi di economia e commercio per iscriversi ad Agraria e si innamora del territorio di Gradoli, con l’obiettivo di preservare l’identità dei suoi vitigni autoctoni nell’interpretazione del particolare microclima del lago di Bolsena, il più grande vulcanico d’Europa. Non è da meno “Idea” Lazio Aleatico Passito I.G.T. prodotto dall’Azienda Trappolini di Castiglione in Teverina. Bellissimo vino da dessert realizzato a partire dal recupero delle barbatelle nelle vecchie vigne di Aleatico sopravvissute. Per la produzione di questo vino si effettua una prima vendemmia di parte delle uve, a cui segue dopo 5 – 6 mesi la vendemmia dell’altra parte delle uve che vengono intanto fatte appassire, fino all’assemblaggio finale dei due vini prodotti. Presenti in degustazione altri due vini, la cui assenza da parte dei produttori non ha certamente impedito di apprezzarne le qualità, infatti sia l’ Aleatico dell’Elba D.O.C. della “Cantina Acquabona” che l’Aleatico Passito dell’Elba D.O.C di “Tenuta la Chiusa” si sono rivelati alla stregua degli altri vini. Di grande piacevolezza e caratterizzati da sentori di frutta rossa, sia piccola che grande e matura, ma specialmente da un floreale marcato principalmente dalla rosa canina, marcatore comune in tutti i vini seppur con sfumature diverse. Oltre i caratteri distintivi del vitigno ognuno ha espresso una propria personalità decisa, evidenziata da una particolare firma gusto olfattiva. L’abbinamento principe per questi vini è la pasticceria semisecca o con cremosi di densità consistente, uno per tutti crostata di visciole. Vini che tengono bene anche con la cioccolata fondente, ma non con percentuali in cacao esasperate. Sicuramente una tipologia di vini da apprezzare per il dopo pasto con dessert, da tenere in considerazione per ampliare il ventaglio delle scelte oltre l’orizzonte dei più noti vini dolci siciliani.
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