Categoria: Rivista Online - Edizione - Giugno 2016
L´Italia in diagramma piatto mentre gli USA in crescita economica secondo gli ultimi dati della FED.
La crisi italiana è voluta e studiata a tavolino per schiavizzarci. Potete crederci!
Che nostalgia dell´Italia degli anni ruggenti, del boom economico, delle esportazioni a gogò con la vecchia lira che fungeva da regolatore della nostra economia, della nostra indipendenza politica e della nostra autonomia legislativa.
Passò quell´epoca ed entrammo nella nuova era dell´Europeismo "padrone", un Europeismo che ha annullato la nostra identità, nell´accezione più ampia de termine, un Europeismo che ci ha trasformati in un numero, ahinoi, preceduto da zero.
Da allora, la nostra lingua non fu più tenuta in considerazione, quasi si trattasse di un dialetto di una trascurabile minoranza nel continente Europa, ove inglese e francese spavaldamente spadroneggiano.
Le importazioni oramai superano le esportazioni, le normative europee prevaricano le nostre norme nazionali, i nostri governi sono condizionati dai banchieri europei, la Germania detta le regole che gli USA impongono all´Europa e il nostro Paese si è ridotto a colonia del grande capitale internazionale e degli interessi di chi regge le fila di questo oramai povero Paese, ma non ancora tanto povero da non essere appetibile ai voraci signori della finanza.
L´innovazione, lo stile e la genialità, un tempo caratteristiche dei nostri talenti, si sono anch´essi appiattiti, stanchi di lottare contro una forza invincibile creata dai poteri localizzati oltreoceano e dalla sleale concorrenza internazionale, non contrastati da coloro che governano questo Paese.
A questo punto ci chiediamo:
“Siamo veramente una nazione così servile?”
Si, solo che il nostro servilismo, per paradosso, non si accosta nemmeno a quanto affermato da Roberto Vecchioni nella sua celebre canzone “Luci a S. Siro”: “… più abbassi il capo più ti dicono di si”.
I nostri partner europei, ci costringono ad abbassare il capo su tutto, ma in cambio ci dicono sempre di no! L’Inghilterra, invece, per molto meno e con governanti che si sanno far valere, ha il coraggio di dire “NO” e noi non possiamo che ammirarla, così come non possiamo esimerci dal denunciare instancabilmente questo stato di cose.
“Quo usque tandem Europa abutere patientia nostra? “
Siamo caduti in uno stato di sopore e di coma, in una diminuzione del livello di coscienza. Siamo allo stadio terminale? Forse, anche se ancora notiamo una certa capacità di rispondere a stimoli esterni. Il dubbio, quindi, è: " Riusciremo a trovare quel filo di Arianna che ci aiuti ad uscire dal labirinto europeo? Confidiamo in Dio "sempre", è la FEDE che fa la differenza.
G & G Arnò
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