Categoria: Rivista Online - Edizione - Agosto 2015
Erano anni che i condizionatori che adornano sgraziatamente terrazze e facciate dei palazzi di Roma, non venivano utilizzati a pieno ritmo come in questi giorni. Icone del confort estivo ma spesso quasi inutili a queste latitudini, nelle ultime settimane lavorano come non mai regalando a chi se li può permettere, una comoda fuga dalla calura da godere rigorosamente blindati tra le mura domestiche. Quelli che invece possono lasciare la capitale in questo periodo, si riversano in massa nelle case di proprietà sparse nei paesi intorno alla capitale. Seconde case al mare frutto del breve boom economico degli anni ottanta quando tutto era possibile, che ha visto sorgere dal nulla disseminate sulla costa da nord a sud, piccoli centri residenziali abitati solo d’estate che si trasformano in cittadine fantasma d’inverno. Altra modalità di fuga dalla città è il fenomeno del ritorno alle origini. Migrazione al contrario, verso le case di proprietà disseminate nei dintorni di Roma e nelle altre province del Lazio. Dagli splendidi borghi medievali disseminati in tutta la regione alle antiche cittadine di mare che conservano il loro fascino millenario, dalla Tuscia viterbese che guarda verso l’Umbria, fino a Gaeta e Formia ultimi lembi meridionali di una regione mai troppo valorizzata. Antichi luoghi natii delle generazioni precedenti, partiti alla ricerca spesso illusoria di una vita migliore nella grande città. Per due mesi questi luoghi dalla presenza umana invernale ridotta all’osso, esplodono di vita riscoprendo antiche modalità di una socialità oramai persa. Il tempo che scorre lento e dolce è la riscoperta di non aver poi bisogno di molto per vivere in serenità. Lunghe chiacchierate, storie e aneddoti del tempo che fu accompagnati da un buon bicchiere in compagnia. Il gusto dei cibi genuini, di profumi dimenticati, del pane del forno e delle antiche ricette della tradizione, frutto di ingredienti semplici e delle delizie dell’orto, che condividono solo il nome con gli ortaggi plastificati del supermercato. Roma si svuota, ma non completamente come accadeva un tempo, lasciando però la parte dei protagonisti ai turisti. Giunti da ogni dove li riconosci dall’abbigliamento, pantaloncino corto, sandali a volte con calzino tattico o scarpe ginniche, cartina geografica e/o guida in una mano e bottiglietta d’acqua nell’altra. Si perdono nell’immenso centro storico, inseguendo un programma fitto di mete che l’abbondanza monumentale di Roma non gli permetterà mai di completare. Attraverso lo stupore riflesso che accomuna i loro volti dalle più diverse caratteristiche somatiche, la città si rivela eternamente stupenda. Osservando il loro entusiasmo i romani rimasti in città e che hanno l’ardire di spingersi al di fuori del refrigerio domestico, si trovano a riscoprire un incanto senza tempo, che spesso rapiti dei ritmi di vita frenetici non si fa più in tempo ad ammirare. Di contorno sempre ricco il calendario di appuntamenti culturali. Da segnalare “Nutrire l’Impero, Storie di alimentazione da Roma e Pompei” ospitata dal Museo dell’Ara Pacis, uno spaccato sul mondo dell’alimentazione degli antichi romani, da cosa mangiavano ai sistemi di approvvigionamento e trasporto dalle più remote province imperiali. Interessante anche la mostra “ L’Italia dalle molte voci” al Museo Nazionale delle Arti e TradizioniPopolariun percorso per oggetti e immagini tra le minoranze linguistiche, autoctone o insediate da secoli sul territorio nazionale. Diverse anche le proposte presenti al Complesso del Vittoriano. Nella maggior parte dei casi però in questo periodo la scelta è quella di vivere la città all’aperto, respirare il suo clima e portare per sempre con se l’emozione di un’alba accompagnata dal rumore dei propri passi tra i vicoli di Roma, mentre al risveglio i primi raggi di sole ne rinnovano lo splendore millenario. Un panorama sotto l’Angelo “de Castello” che spazia tra il Vaticano e il “biondo” Tevere, una passeggiata per via dei Fori Imperiali fino al Colosseo, resa recentemente isola pedonale dal Sindaco Marino, raro slancio illuminato in mezzo a una gestione controversa giunta fino alle prime pagine del New York Times. Giornate irripetibili vissute dai turisti finchè il sole disegna le sue sfumature di rosso sui tetti e da concludere allegramente tra i tavoli delle mille trattorie di Trastevere o del Pigneto, in questa sorta di movida “de noantri”.
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