Categoria: Rivista Online - Edizione - Aprile 2015
Inquietanti, invece, al punto da far ipotizzare maledizioni o quant’altro, sono alcune tragedie occorse nel lago artificiale dal fatidico 1950 in poi. Nel 1951 un autobus con 23 persone a bordo uscì di strada, cadde nel bacino e si salvò solo una persona; nel 1976 a Vallelunga/Langtaufers una valanga provocò la morte di cinque sciatori, tra cui la guida Hubert Patscheider; a fine novembre 1980 sei persone annegarono nello specchio d’acqua. Senza citare alluvioni e frane varie nel territorio circostante. Solo coincidenze? O qualcuno degli espropriati e magari emigrati ha provveduto a farsi… giustizia da solo, lanciando un anatema a vecchi e nuovi usurpatori della terra di cui erano proprietari da generazioni?
LAGO DI RESIA/RESCHENSEE
Curon Venosta/Graun im Vinschgau) – Bolzano/Bozen – Alto Adige/Südtirol (Italia) – Il campanile romanico sopravvissuto all’eliminazione d’un intero paese attorno appare dall’acqua come un dito d’accusa, di monito, di promemoria. Come un post-it d’uno scempio dovuto e voluto per sottostare al nuovo, al lago artefatto che rase al suolo abitati spontanei. Una torre campanaria come un Cristo che cammina sull’acqua, come mani in alto alla “fame” d’energia elettrica imposta, come il ground zero d’una catastrofe premeditata, controllata ed implacabilmente eseguita. Curon/Graun è collocato all’estremità nord occidentale della provincia di Bolzano/Bozen e confina a nord (tramite il Passo Resia/Reschenpass) con l’Austria e ad ovest con la Svizzera (Cantone dei Grigioni, l'unico cantone svizzero trilingue ufficialmente). Sul monte Piz Lat, chiamato anche Piz Lad (2.808 m), nelle Alpi della Val Monastero od Alpi Venoste Occidentali (Münstertalen Alpen), che parzialmente appartiene al comune di Curon/Graun, s’incrociano le frontiere tra Italia, Austria e Svizzera.
Così, come in una favola dal brutto finale, nel 1950, dopo che il villaggio storico di Curon/Graun ed una porzione di Resia/Reschen am See furono tolti di mezzo ed i loro abitanti dapprima espropriati e poi trasferiti (anche in baracche improvvisate) sul lato orientale della valle (dove poi sorsero delle new towns), le acque del bacino imbrifero artificiale progettato per la produzione di corrente idroelettrica sommersero sostanziose tracce di passato lasciando svettare, solitario superstite del tempo definitivamente andato, il campanile tutelato della chiesa di Santa Caterina, risalente addirittura al 1357, mentre la chiesa “defunta” annessa apparteneva al periodo 1832-38.
Il campanile romanico di Curon/Graun, nel lago di Resia/Reschensee (Alto Adige/Südtirol).
Facendo buon viso a cattiva sorte, sconfitti e rassegnati, anziani e giovani autoctoni di Curon/Graun assistettero all’assunzione del campanile quale uno dei più suggestivi simboli dell’Alta val Venosta/Oberwinschgau, a mollo nel lago di Resia/Reschensee, 1.498 m s.l.m. ed a nord del vicino lago di San Valentino alla Muta/Haidersee. Unico bacino sopravvissuto, quest’ultimo, dei tre naturali (il lago di Resia/Reschensee, il lago di Curon, detto anche lago di Mezzo/Graunersee o Mittersee ed il lago di San Valentino alla Muta/Haidersee) che, prima dell’unificazione di due per crearne uno dipendente da una diga costruita ex novo, s’aprivano in zona. Grazie alla sua capacità di 120 milioni di m³, quello di Resia è il lago più vasto dell’Alto Adige/Südtirol, con una superficie di 6,6 km² ed una profondità massima di 6 m. I suoi immissari principali sono il fiume Adige/Etsch (che funge pure da emissario) ed il rio Carlino/Karlinbach.
L’intenzione d’utilizzare i tre laghi per la produzione di energia elettrica è balzata nel 1910 ma le specifiche domande di sfruttamento al Governo italiano vennero inoltrate nel 1920. Solo nel 1939, però, furono avviati i lavori concessi al Gruppo “Montecatini” che prevedevano l’erezione d’una diga nella zona bassa del lago di Mezzo/Graunersee o Mittersee, in grado d’alzare il livello dell’acqua di 22 metri. La guerra che infuriò dopo frenò le intenzioni fino ad interromperle del tutto nel 1943, facendo tirare un sospiro di sollievo agli abitanti che temevano per case e terreni. Invece, a conflitto archiviato da poco, tra il ’46 ed il ’47 la “Montecatini” annunciò e riprese l’opera per la diga ed il lago artificiale, nonostante le accese proteste della popolazione di Curon/Graun e Resia/Reschen am See. La quale, prete Alfred Rieper in testa, tentò di tutto per scongiurarne il proseguimento, arrivando perfino a recarsi dal papa Pio XII per chiederne l’intervento risolutore e di manifestare davanti agli uffici della “Montecatini” stessa, a Resia/Reschen am See. Inutilmente… E l’intera vicenda venne bollata (e covata dai propugnatori della lunga “stagione di sangue” del terrorismo altoatesino degli Anni Cinquanta e Sessanta) come un’arrogante “italianata” nei confronti del gruppo linguistico tedesco.
Tra il 1949 ed il 1950 si compì lo stravolgimento dell’area, con le chiuse serrate e l’acqua che salì poco alla volta. I lavori interessarono circa 7mila operai per mille giornate lavorative e con un costo di 25 miliardi di lire dell’epoca. Furono scavati 35 chilometri di tunnel sotterranei, usati 1,5 milioni di quintali di cemento, 10mila tonnellate di ferro ed 800 tonnellate d’esplosivo. Alle spalle rimase la distruzione di 163 case (107 a Curon/Graun, 47 a Resia/Reschen am See e 9 a San Valentino alla Muta/St. Valentin auf der Haide), 677 ettari di terreno (di cui 523 ad uso agricolo), il tutto ripagato da indennizzi ritenuti offensivi. Senza contare l’annichilimento di 120 famiglie contadine, 70 delle quali furono obbligate ad emigrare.
L’antico campanile nel lago rimase imperterrito a rappresentare chi dovette far fagotto. E d’inverno, quando l’acqua gela, si presta all’incontro con quanti vogliano accostarsi a lui camminando sul ghiaccio. Lascia che circoli la leggenda del suono delle sue campane (rimosse il 18 luglio 1950, precedendo la formazione del bacino) che pare propagarsi ancora, in certi giorni d’inverno. Il 9 luglio 2009 hanno compiuto lavori di restauro della sua struttura, dopo che il livello dell’acqua era stato abbassato per consentire la cura conservativa resasi necessaria a ben 110 anni di distanza dall’ultimo intervento, nel 1899. E l’attualità riferisce dell’”uso” della superficie lacustre ghiacciata (generalmente da dicembre a marzo) per lo sci da fondo, il pattinaggio, la slitta a vela e lo snowkite (l’unione tra un’ala da kitesurf – cioè, la pratica sportiva con un paracadute direzionale od aquilone, in inglese kite, che sfrutta il vento come propulsore e che viene manovrato attraverso una “barra di controllo” collegata al kite – e gli sci o lo snowboard per “veleggiare” sulla neve). Non a caso, infatti, il lago di Resia/Reschensee è da anni l’ideale location dello Snowkite World Championship (Campionato del mondo di snowkite), con la puntuale immagine del campanile nell’acqua diventato logo internazionale.
Inquietanti, invece, al punto da far ipotizzare maledizioni o quant’altro, sono alcune tragedie occorse nel lago artificiale dal fatidico 1950 in poi. Nel 1951 un autobus con 23 persone a bordo uscì di strada, cadde nel bacino e si salvò solo una persona; nel 1976 a Vallelunga/Langtaufers una valanga provocò la morte di cinque sciatori, tra cui la guida Hubert Patscheider; a fine novembre 1980 sei persone annegarono nello specchio d’acqua. Senza citare alluvioni e frane varie nel territorio circostante. Solo coincidenze? O qualcuno degli espropriati e magari emigrati ha provveduto a farsi… giustizia da solo, lanciando un anatema a vecchi e nuovi usurpatori della terra di cui erano proprietari da generazioni?
Servizio e foto: Claudio Beccalossi
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