Categoria: Rivista Online - Edizione - Dicembre 2015

Riferisco un episodio vissuto direttamente e che dimostra, ancora, lo stato d’insicurezza spicciola a Verona, una città che sento sempre meno “mia”…

Venerdì 30 ottobre 2015, alle ore 9.15 circa, al ritorno in ufficio dopo essere stato per un’operazione in banca, ero fermo al semaforo pedonale che, da via Città di Nîmes, consente l’attraversamento del trafficatissimo viale Luciano Dal Cero verso piazzale XXV Aprile, le fermate di autobus provinciali ed urbani e la stazione ferroviaria. Un tizio sulla quarantina, alla mia destra, vestito dimessamente, dà segni d’impazienza e, incurante del semaforo pedonale rosso, alza il braccio sinistro come per arrestare la corsa delle auto che, con la marcia assicurata dal verde, viaggiano non certo a passo d’uomo.

La persona tenta d’attraversare l’arteria, i clacson suonano ed io, allora, mi decido a fermarlo mettendo un braccio davanti come per scoraggiarlo dall’infelice iniziativa. Lui mi scosta il braccio con violenza ed imprecando mentre un vigile in bicicletta dall’altra parte della strada, in attesa del verde, osserva la scena fino a quando si decide a fischiare come per ammonire il tipo dall’insistere a voler attraversare la strada col rosso.

Constatando la sua reazione e vedendo che lui insiste a voler percorrere il tratto stradale ma non ci riesce per il flusso di traffico sto in disparte pronto ad agire fino a quando scatta il verde pedonale. L’uomo finalmente può affrettarsi per i cavoli suoi e, dopo che il vigile in bicicletta gli è passato vicino ammonendolo verbalmente, fatti pochi metri si volta verso di lui con un imperioso “vaffanculo”.

Il suo stato d’agitazione m’impensierisce e (non volendo come sempre farmi i fatti miei, come, forse giustamente, m’esorta da anni mia madre) lo seguo per un tratto, nel piazzale davanti alla stazione e fino alla pensilina degli autobus.

All’arrivo del 12 (che porta anche in centro città, piazza Bra e Arena comprese) sbotta alcune sonore bestemmie e sale dalla porta dell’autista. Questi lo guarda con sospetto ed io mi premuro d’avvisarlo del grado d’alterazione e probabile pericolosità dell’individuo, comunque da tener d’occhio in un automezzo pubblico affollato.

Lui prende atto ed io sto a fianco dell’autobus con le porte ancora aperte vicino ad una delle quali si piazza in piedi lo sconosciuto e, rivolto a me, mi lancia il suo ultimo epiteto (“coglione!”) che io incasso a denti stretti come un premio per il mio “maledetto” senso civico innato.

Nota a margine -Ovviamente (e come spesso purtroppo accade anche nell’imbelle e distaccata Verona del “non farsi coinvolgere”) chi ha assistito alle intemperanze descritte ed ai miei tentativi di contenimento e di cautele preventive s’è ben guardato dall’intervenire. Nemmeno gli utenti dell’autobus, costretti dal pigia pigia a stare accanto all’infervorato scurrile e blasfemo. Chissà com’è andata, poi, la corsa con il viaggiatore a… sorpresa a bordo… E se, ironia per gli onesti, ha pagato o meno il biglietto…

 

Foto credit:  "S.Anastasia Verona" by Lo Scaligero - Own work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:S.Anastasia_Verona.jpg#/media/File:S.Anastasia_Verona.jpg

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