Categoria: Rivista Online - Edizione - Agosto 2015

Come giornalista e radiocronista dotato d’una voce inimitabilmente lineare e “nobile” (capace, però, di cedere coinvolgendosi ai sussulti degli eventi in campo), costituì per più di trent’anni la “colonna sonora” delle partite di campionato e della nazionale italiani e delle internazionali di clubs, il “tramite” con gli ascoltatori lontani, dal- l’orecchio incollato alle radio per “vivere” a distanza le stesse emozioni del loro informatore “sul posto”.
Laureatosi in Giurisprudenza a Venezia, Nicolò Carosio debuttò a Bologna come radiocronista in occasione del-l’amichevole Italia-Germania (terminata 3 a 1) del 1° gennaio 1933 e, poi, ebbe l’importante compito d’inaugurare per l’allora Eiar (Ente italiano audizioni radiofoniche) le radiocronache del Campionato mondiale di calcio 1934 (o Coppa del mondo “Jules Rimet” 1934), seconda edizione per squadre nazionali maggiori maschili organizzato dalla Fifa (Fédération Internationale de Football Association) ogni quattro anni.
Quel campionato venne disputato in Italia, dal 27 mag- gio al 10 giugno e prevalse proprio la squadra tricolore che sconfisse in finale la Cecoslovacchia per 2 a 1. Poi, Carosio fu il “narratore” della vittoria della nazionale italiana di calcio ai Giochi della XI Olimpiade (che ebbero luogo a Berlino dal 1° al 16 agosto 1936) e delle partite italiane al Campionato mondiale di calcio 1938, giocato dal 4 al 19 giugno in Francia e che vide ancora la supremazia in finale dell’Italia per 4 a 2 contro l’Ungheria.
Dalla radio alla televisione il passo fu quasi d’obbligo per il cronista Nicolò Carosio. E dal 1954, anno dell’avvio ufficiale delle trasmissioni, in poi, i suoi “quasi goal” in commento al calcio d’un pallone che lambiva lo specchio della porta assunsero la fama ed i connotati d’un aforisma. Come tante altre sue tipiche “esternazioni” in diretta… 
 
 
Dalle cronache alla radio a quelle in televisione. 
 
 
Nicolò Carosio durante una delle sue telecronache.
 
In seguito, commentò le partite italiane del Campionato mondiale di calcio 1966, svoltosi dall’11 al 30 luglio in Inghilterra e nel quale l’Italia non superò le eliminatorie. Il torneo, infine, venne vinto dall’Inghilterra che battè la Germania Ovest per 4 a 2. Dopo la “staffetta” con il sempre più emergente collega Nando Martellini (Roma, 7 agosto 1921 – Roma, 5 maggio 2004) nelle telecronache delle due finali del Campionato europeo di calcio 1968 (gareggiato in Italia dal 5 al 10 giugno e con i padroni di casa vincitori sulla Jugoslavia per 2 a 0 dopo la prima partita terminata 1 a 1), Carosio raccontò le partite d’esordio dell’Italia al Campionato mondiale di calcio 1970 (in Messico dal 31 maggio al 21 giugno, con il Brasile che primeggiò per 4 a 1 in finale proprio con l’Italia). 
Qui il longevo cronista incappò in una gaffe (o gli venne abilmente attribuita) nel corso del suo lavoro durante Italia-Israele (dell’11 giugno, finita 0 a 0), nel girone eliminatorio, per certe sue ventilate espressioni («Ma cosa vuole quel negraccio?» o «Quel negraccio del guardalinee etiope!») ritenute offensive nei confronti del guardalinee etiope Seyoum Tarekegn, le cui segnalazioni all’arbitro brasiliano Vieira De Moraes fecero annullare addirittura due goals della nazionale italiana in apparenza regolari.
Per affossare le polemiche innescate per quella presunta frase (poi smentita dalla videoregistrazione), la telecronaca della partita dei quarti di finale Italia- Messico (finita 4 a 1) del 14 giugno successivo venne affidata a Martellini.
Andato in pensione dalla Rai nel 1971, Nicolò Carosio collaborò con televisioni locali seguendo eventi calcistici, recitò se stesso nel film “L’arbitro” (del 1974, per la regia di Luigi Filippo D’Amico, con Lando Buzzanca e Joan Collins) nel quale apparve, nello stesso ruolo “autocelebrativo”, l’amico-rivale Nando Martellini. E divenne titolare d’una rubrica sul settimanale a fumetti “Topolino”, intitolata “Vi parla Nicolò Carosio”, scrivendo pure per la stessa testata (all’epoca della “Mondadori”) una serie di “pezzi” su personaggi dello sport, dello spettacolo e dell’arte (“I grandi amici di Topolino”). 
E di quel periodo di Nicolò Carosio alla “corte Disney” conservo una sua breve lettera autografa, con intestazione “Topolino – Pubblicazioni periodiche per ragazzi”, con luogo e data “Milano, 25 giugno 1974”, in risposta ad un mio spunto su qualche fatto di violenza calcistica capitato. 
“Carissimo Claudio, in passato, qualche volta, per il calcio s’è anche sparato. Speriamo che ciò non accada più e che le intemperanze attuali rientrino, con appropriate, severe punizioni. Affettuosi saluti. Nicolò Carosio”. Nicolò, non Niccolò,  come certi giornalisti (http://www.storiaradiotv.it/NICCOLO’%20CAROSIO.htm) lo citano, esagerando nella… sicilianità intrinseca (“Niccoloccarosio”)… 
 
 
La lettera firmata da Nicolò Carosio e datata 25 giugno 1974.
 
Venutimi dei dubbi sull’autenticità della firma sul foglio intestato (ipotizzando che qualcuno, al posto di Carosio, abbia potuto scrivere il suo nome per agevolare lo smaltimento della corrispondenza), ho svolto una ricerca su Internet rintracciando, con un sospiro di sollievo, un suo scritto con autografo del tutto uguale a quello della lettera custodita in archivio da ben 41 anni. Un… colpo grosso?  
 
   
 
Lo scritto autografo di Carosio rinvenuto su Internet, con firma identica a quella in calce alla lettera del 25 giugno 1974 (a destra).
 

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