Categoria: Rivista Online - Edizione - Giugno 2015
Siamo vicini ad un immane pericolo, la crisi idrica nel Medio Oriente che si sta nascondendo. Sono sicuro che che la penuria di acqua farà alzare il livello dell'escalation nei combattimenti. E la Turchia manovratrice oscura intende nei prossimi mesi usare i miliziani dell'ISIS per prendere il controllo dei fiumi e delle dighe della Siria e Iraq. Se non si mette mano presto al problema può innescarsi un conflitto globale. La Turchia può manovrando le chiuse delle sue dighe gestire il flusso dei fiumi Tigri e Eufrate diretto in Siria e Iraq, della diaspora (Shatt al-Arab) ne è parte in causa anche l'Iran che rivendica parte dell'acqua portata dal letto del fiume. Ma la carenza idrica non coinvolge solo le regioni del golfo. Un'altro conflitto potrebbe innescarsi tra Egitto, Sudan e l'Etiopia, tre stati che beneficiano del fiume Nilo. Se il Sudan decidesse di chiudere le chiuse delle Dighe per l'Egitto sarebbe la fine. Qualche anno fa riuscimmo ad impedire prima che si alzassero in volo i caccia egiziani che il Sudan approvasse un progetto di una diga italiana che avrebbe assetato l'Egitto. Ormai la fibrillazione è altissima basta poco per innsescare conflitti a catena. C´è ancora chi pensa come la Libia alla costruzione di canali a pettine per assorbire l'acqua del Mediterraneo. Libia, Ciad e Nigeria sono tre stati in cui la desertificazione è in atto. La crisi idrica si è accentuata per cambiamenti climatici, ci sono intere regioni dove non piove da anni. Se pensiamo che mentre la popolazione cresce esponenizalmente e le riserve di acqua nel continente africano si assottigliano, arriveremo entro 10 anni ad una crisi apocalittica. Se l'occidente non si adopera in sforzi comuni immediatamente, tra 10 anni assisteremo alla apocalittica marcia degli assetati. E l'ISIS sta approfittando dell'immobilismo dell'occidente utilizzando l'acqua come arma di ricatto. Il califfato sta operando un gioco disumano, visto che l'acqua rappresenta la vita, sta spostando le sue mire dai pozzi petroliferi al controllo delle dighe che costituirebbe un mezzo di pressione criminale. L'ISIS controlla la parte nord dei fiume Tigri ed Eufrate che dopo un lungo persorso sfociano a sud nel Golfo Persico. L'Iraq e parte della Siria, hanno la loro economia che dipende da questi 2 fiumi. Dai 2 fiumi traggono origine il cibo per milioni di cittadini, il funzionamento delle industrie. Se l'Occidente continua a chiudere gli occhi avremo una crisi dal rischio inimmaginabile eppure i segnali ci sono tutti, l'ISIS ha spostato i suoi obiettivi dai pozzo petroliferi e i distretti industriali alle dighe sapendo che avendo il controllo delle risorse idriche può decidere la vita o la morte della popolazione. L'Occiente continua a presidiare i pozzi petroliferi ma non ha capito che sta lasciando campo libero per il controllo delle dighe; l'acqua è un'arma micidiale avendone il controllo si possono condizionare le decisioni di uno stato. Se la mia analisi non è sbagliata l'ISIS punterà verso quelle regioni dove le falde aquifere sono ancora attive, possiamo anticipare le mosse dei miliziani se cominciamo a studiare le mappe delle risorse idriche nel nord Africa e Medio Oriente. Dalle mappe è facile evincere le areee dove è concentrata l'acqua e queste sono Egitto, Etiopia e Marocco. Siamo ancora in tempo a chiudere le vie di penetrazione e di collegamento con queste aree. Possiamo fermare l´ISIS arginando l'entrata in Egitto da est con un controllo a falange bimodale estesa lungo tutto il letto del Nilo, posizionare una diga di navi da guerra nel mar rosso che tagli completamente i rifornimenti ai miliziani dislocati in Libia, a questo punto assediare completamente la Libia, da nord bloccare qualsiasi rifornimento che possa arrivare con navi turche ai miliziani asseragliati nella Sirte, muovere dall'Egitto verso la Libia e contemporaneamente da ovest (Algeria e Tunisia verso Tripoli). I miliziani non avendo via di scampo, senza munizioni e senza cibo non potranno che arrendersi o raggiungere Allah anticipatamente.
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