Categoria: Rivista Online - Edizione Novembre 2015

 



Chi non ricorda i bei versi di “What A Wonderful World”, canzone di successo interpretata ottimamente da Louis Armstrong poco tempo prima della sua morte.
 
“What a Wonderful World è stata intesa dall´autore (Bob Thiele) come un invito alla scoperta del piacere della vita: dai toni ottimistici e rilassati, esalta la bellezza del mondo e della diversità fra i popoli, oltre a costituire un invito a non diffidare del futuro. Fu pensata come una sorta di antidoto al crescente clima di tensione politico e razziale negli USA e scritta appositamente per Armstrong, il quale faceva molta presa sul pubblico”.
 
Ma le parole di “Che mondo meraviglioso” evidentemente non ci hanno insegnato e non ci insegneranno nulla, perché continuiamo a distruggere freneticamente questa meraviglia di pianeta Terra, finora unico nell´Universo e tanto meraviglioso quanto maltrattato dai suoi abitanti con imperdonabile insensatezza.

 

 
Inquinamento atmosferico
 
Dall'inizio dell'era industriale, la quantità di anidride carbonica presente nell'atmosfera è quasi raddoppiata e le attività umane sono responsabili dell'elevata concentrazione di parecchi altri composti altamente inquinanti. I processi di combustione in realtà hanno costituito, sin dalle nostre origini, la più importante sorgente di energia per l'umanità e ancora oggi rivestono un ruolo essenziale nella nostra economia poiché forniscono quasi il 90% dell'energia che consumiamo. Pertanto, la combustione di carbone e idrocarburi, i diversi sistemi di riscaldamento, gli incendi incontrollati e non solo, i fertilizzanti agricoli e il costante disboscamento rappresentano alcune tra le principali cause dell'eccessivo aumento della temperatura globale che, come noto, porta allo scioglimento dei ghiacci nelle alte montagne e nelle calotte polari con conseguente innalzamento del livello dei mari e riduzione della terraferma. Ad un aumento della temperatura corrisponde un aumento dell'energia presente nell'atmosfera e quindi si verificano eventi meteorologici estremi con maggiore frequenza e violenza; l'alterazione chimica dell'atmosfera causa un´inevitabile alterazione chimica di tutti gli ecosistemi.
 
Il prossimo 30 novembre si svolgerà a Parigi la Conferenza sul Clima e già a Bonn si discutono gli ultimi dettagli pre-convention. Le anticipazioni non sono confortanti, tutt´altro; l´impegno di ridurre l´emissione di CO² e di migliorare la qualità della vita da parte di paesi come gli USA, Cina, Brasile e Russia, oltre che l´UE, non è sufficiente a mantenere la meta di 2 º Celsius al di sopra del livello pre-industriale (il mondo oggi è già più caldo di 0.85º di 200 anni fa). Lo studio sull´argomento spiega che, nonostante gli sforzi promessi, l´aumento della temperatura globale supererebbe i 3º Celsius fino alla fine del secolo, la qual cosa provocherebbe un caos climatico dalle conseguenze impensabili. Brasile, India, Indonesia e Cina sono le nazioni la cui meta si avvicina di più a quella che viene considerata la “quota giusta” nella riduzione delle emissioni. Questi Paesi si sono industrializzati di recente per cui avrebbero contribuito in minor misura all´inquinamento atmosferico, ma ciò nonostante l´impegno assunto, ad esempio, dal Brasile rappresenta in realtà  solo i due terzi della sua “quota giusta.
 
 “La Terra va incontro alla catastrofe e noi ci estingueremo tutti, in meno di una generazione” A dirlo questa volta non è la discussa profezia Maya, ma Jared Diamond.
Biologo, geologo e ornitologo, il professor Diamond è un accademico di fama internazionale, insignito con un Pulitzer nel 1997 per "Armi, acciaio e malattie". D´accordo con Diamond se non muteremo i nostri sistemi di vita cercando principalmente di non sprecare le risorse, è sicuro che andremo incontro all´estinzione, ovvero alla fine dell´era di vivibilità della Terra. E non c´è da pensare solo al futuro dei nostri nipoti perchè il peggio ricadrà già sulle nostre teste e su quelle dei nostri figli molto prima di quanto si possa immaginare.
 
Alimentazione e risorse 
 
Sono i due fattori critici del nostro sistema vita di cui dobbiamo occuparci e preoccuparci.
La storia dell’alimentazione è strettamente connessa con l’andamento demografico, anzi la prima procede assurdamente in maniera inversamente proporzionale al secondo: nei periodi di minor popolazione mondiale il cibo è disponibile in quantità maggiore ed è provatamente di migliore qualità; invece quando la crescita demografica comincia a risalire, le risorse alimentari si rendono più scarse e omogenee, consentendo un´alimentazione soddisfacente e variata solo ad una determinata e ristretta fascia sociale. 
Prendiamo ad esempio a tal proposito l´allevamento intensivo; esso spreca innumerevoli risorse che, se limitato, potrebbero essere impiegate meglio e ad altri fini proficui.
 
L´allevamento intensivo infatti, utilizza molti alimenti per gli animali, per coltivare questi alimenti sono necessarie grandi quantità di altre risorse. Una di esse è la terra: occorrono superfici notevolmente più estese per produrre carne o prodotti lattiero-caseari, che per produrre verdura, cereali o frutta. Serve anche l’acqua, spesso utilizzata per irrigare le colture, in particolare quando sono prodotte in regioni a bassa piovosità. Secondo il WWF, la produzione di bestiame consuma circa il 23% di tutta l’acqua utilizzata in agricoltura – il che equivale a più di 1150 litri a persona e al giorno. Occorre anche molta energia, in particolare per la fabbricazione dei fertilizzanti e dei pesticidi, per coltivare gli alimenti destinati agli animali. Questo pesticidi e fertilizzanti richiedono, inoltre, notevoli volumi di risorse preziose, come l’azoto e il fosforo. Occorrono più di 15.000 litri d’acqua per produrre un chilogrammo di carne di bue. Questa cifra va confrontata con i 1.200 litri d’acqua necessari per produrre un chilogrammo di mais e con i 1.800 litri necessari per produrre un chilogrammo di grano. (Fonte: UNESCO, 2010)
 
Tenuto conto che molte delle risorse utilizzate per determinate produzioni non avallate dal parametro costo-beneficio, di cui si è oramai dipendenti, non sono rinnovabili come petrolio, fosforo etc., e molto presto raggiungeranno il grado di scarsezza, non v`è chi non veda i rischi geopolitici cui andranno incontro i Paesi abituali importatori di dette risorse.
 
Alimentazione e risorse sono intimamente collegate tra di loro. Nella giornata mondiale dell´Alimentazione, promossa dalla FAO, i dati divulgati sono inquietanti: una persona su dieci in Italia soffre di povertà alimentare e non può permettersi un pasto regolare; dall'altra parte ogni famiglia, ogni settimana butta circa sette euro di cibo direttamente dal frigo alla spazzatura, per un totale di circa 100 chili di spreco procapite all'anno secondo dati Eurostat. In Brasile, da dove scriviamo e al fine di incrementare la statistica, ogni giorno vengono buttate via 41.000 tonnellate di alimenti nonostante la povertà alimentare in determinate aree assuma livelli di alta guardia. Infine, le popolazioni che vivono a livelli di estrema povertà, con quanto si spreca nel mondo ad economia medio forte, potrebbero sfamarsi soddisfacentemente.
 
• Risparmiare energia, utilizzando sempre di più quella rinnovabile;
• Usare la tecnologia per salvaguardare le risorse non rinnovabili, utilizzandole criteriosamente e predisponendo per tempo la loro sostituzione;
• Istituire attraverso la FAO un sistema di distribuzione alimentare solidale per le popolazioni più bisognose del pianeta.
 
Questi principi, se osservati, avallerebbero i toni ottimistici contenuti nei versi di “What a wonderful world” e forse salverebbero questo nostro meraviglioso mondo, che non meritiamo.
Si cercano nuovi mondi, altre forme di vita extraterrestre senza lo sperato successo ma spesso sorge naturale e da più parti una domanda: “sarà proprio vero che la tecnologia porta inevitabilmente all'autodistruzione delle civiltà progredite ed è per questo che siamo soli nell´universo?”
 
 
 

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