Categoria: Rivista Online - Edizione Settembre 2015

CAROSINO (Taranto) - Col sindaco di Carosino, dr. Arcangelo Sapio, abbiamo appuntamento nel suo paese, dopo aver chiuso il suo studio di medico a San Giorgio Jonico. Insieme ci rechiamo a Grottaglie per parlare con gli autori del libro “Pane al veleno”, Ciro Petrarulo e Ciro De Angelis. In quel breve tragitto parliamo della Sagra del Vino di Carosino che avrà luogo dal 27 al 31 agosto. Storico rito che fa diventare il piccolo comune che ha superato i 7 mila abitanti luogo di attrazione di tutta la provincia per la festa di fine estate. Anche con la fontana che nella piazza centrare di fronte al Castello, spruzza vino per tutta la durata della festa. Tutta l’Italia festeggia il vino in questo periodo, del resto è prodotto nazionale. C’è però una punta di rammarico nel sindaco quando dice in modo schietto: “Facciamo la festa ma oramai non produciamo più vino, le cooperative sono in liquidazione, le terre abbandonate, persino il fotovoltaico nei campi nel cuore dell’agro storico dove si produceva il primitivo”.

 

Ma come è accaduto tutto questo?

 

“La mancanza di una conclusione della filiera del prodotto, con la tutela del nome di origine, la definizione di un mercato, la commercializzazione. Cose che non ci sono mai state, eppure conserviamo ancora il know-howagricolo del settore, perché per fare il vino non basta spremere l’uva, occorre disciplina, arte”.

 

Si rischia una festa sottotono? Ma non è proprio vero che la fatina dell`industria non ammalia più?

 

“Alla prima domanda rispondo: nient’affatto, la festa sarà sempre un punto di riferimento, non chiudiamo la porta alla rinascita del settore; poi per quanto riguarda l’intervento dei giovani, è necessario che si approccino all’agricoltura non con la motivazione di un ripiego, ma con l’innovazione e tutto quel discorso che finora è mancato”.

 

A proposito di Expo, io ricordo che nella mia passata esperienza di dirigente sindacale del settore agro-alimentare, che nel 1989 si parlava a Taranto, in numerosi simposi di Riconversione Industriale, non è per questo che si affronta il Il risvolto sociale del dibattito con la presentazione del libro “Pane al Veleno”?

 

“E la finalità della sagra, riuscire a collegare il discorso su quale futuro del territorio, dell’agricoltura, non potendo prescindere da quello che è stato il ruolo della grande industria, cercando di capire come riusciamo a superare gli errori del passato”.

 

Sta parlando dell’ambiente, di quello che nel libro viene descritto come “infelix culpa”?

 

“Non solo, ma anche attraverso quello che è avvenuto negli anni 60 con lo svuotamento della campagne attraverso un ruolo clientelare della politica che dove ha potuto ha portato mezzo paese a lavorare nell’Italsider, creando la figura del metalmezzadro metafora uscita dal giornalista Walter Tobagi venuto proprio da queste parti quando ci fu l’insediamento industriale. Una delle crisi che io ricordo è legata ad una parcellizzazione del settore in piccole imprese familiari, frutto delle passate riforme fondiarie, lascarsa propensione alla aggregazione di prodotto, la distanza dai bayer del mercato”.

 

Quest’ultima risposta e riflessione arriva quando siamo giunti a casa degli autori, di cui uno è maldisposto fisicamente e ci riceve a letto. Entrambi Ciro di nome, il primo è Petrarulo,  un giornalista con una pluralità di esperienze in varie testate, che scrive la prima parte del libro in quanto è stato responsabile della comunicazione in tutti i suoi risvolti dell’Italsider e poi dell’Ilva. Fra i tanti libri usciti, sulla storia dell’impianto siderurgico di Taranto, abbiamo avuto quella del giornalista Roberto Raschillà dell’ex Corriere del Giorno, forse troppo difensiva della scelta industriale, oppure abbiamo anche un libro di Daniela Spera “Veleno” che racconta esperienze di approccio negativo con le imprese inquinanti, anche Pinuccio Stea nel parlare dei sindaci che si sono avvicendati affronta il tema.

 

Questo “Pane al veleno” di Ciro Petrarulo e Ciro De Angelis è scritto, almeno per la prima parte, dal di dentro, da uno che ha vissuto 35 anni nel sistema metallurgico, da una postazione molto speciale, l’area della comunicazione. Mentre la seconda parte è scritta da un formatore comunicatore che parla più specificatamente del “veleno”, elaborando dati e statistiche. Petrarulo è contento di incontrarci, il sindaco è anche suo medico, e sbotta dicendo: “dal 2012 non è cambiato nulla!”. Il riferimento è all’anno che lui nel libro, in un capitolo, definisce “anno orribile”. L’anno dei primi arresti e l’avvio dell’inchiesta della magistratura tarantina su “Ambiente Svenduto” e l’anno del primo decreto “Salva Ilva”. In effetti in tre anni sono cambiati presidenti del Consiglio e numero dei decreti (per il momento siamo all’ottavo).

 

“Ho vissuto nell’Italsider e nell’Ilva dirigendo il giornale aziendale, conservo tutte le copie, anche di cose che i pochi che sapevano sono andati via”

 

Anche quando arrivo Riva?

 

“No, il settore comunicazione fu chiuso, il privato non aveva bisogno di parlare con la città o dipendenti”

 

L’altro autore interviene parlando di quell’angolo di mondo che piaceva a Orazio, contrapposto alla realtà attuale. De Angelis punta molto a far emergere che il 2012: “sempre l’anno orribile il Sole24ore esce con la classifica delle città ponendo Taranto all’ultimo posto. Quindi nel libro ho analizzato gli indicatori assunti in quella  classificazione”. Ma è Petrarulo il più loquace. Sottolinea la peculiarità del suo scritto riferendosi ai documenti riservati che ha potuto conservare per il ruolo che aveva in azienda. Come, per esempio, la vicenda della vendita. Qual era il valore dell’impianto siderurgico alla vigilia della vendita? Ecco il retroscena scandaloso della svendita, oppure le avvisaglie dello stesso tecnico, incaricato dal governo, sulle criticità sociali e ambientali del raddoppio che furono mantenute segrete. Questo e altro, come per esempio la cronaca della prima inchieste del procuratore Sebastio alle Partecipazioni Statali, quando era ancora Italsider, e tutto questo con una scrittura essenziale con il taglio giornalistico esperto di un maestro del settore.

 

Del libro parleremo in una apposita recensione, perché merita un adeguato approfondimento. Qui mi sono limitato a descriverne i contorni, come un disegno a carboncino, così come venivano descritti dagli stessi autori. Col Sindaco, nel viaggio di ritorno, ritorniamo a parlare di questa manifestazione di fine estate. Del resto si è potuto fare poco, quest’ultima stagione calda, perché tutti gli spazi sono in ristrutturazione e inutilizzati - Il riferimento è allo splendido cartellone dell’estate scorsa, musica, teatro, riti, che abbiamo documentato nel nostro giornale. Ma c’è una sorta di opzione etica che come un filo continuiamo a seguire nel percorso in auto. Il pensiero al libro, al messaggio da utilizzare nella festa dell’agricoltura che è la Sagra del vino. Così il medico oncologo, che ha lavora da 35 anni per ’Ant, mi dice nel saluto finale, quasi come una sorta di messaggio: “dobbiamo insistere sul significato di un rapporto tra industria e agricoltura, che occorre rivedere, per capire il nostro presente, come evitiamo gli errori del passato.”

E io aggiungo, nel salutarlo, anche capire “…come ne usciamo”

 

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29 agosto 2015 – ore 19,00 – Castello D’Ayala Carosino – Incontro dibattito di presentazione del Libro “Pane al Veleno” – di Ciro Petrarulo e Ciro De Angelis

 

Interventi

Arcangelo Sapio – Sindaco di Carosino

Ciro De Angelis – co-autore

Vincenzo Fornaro – agricoltore vittima di “Ambiente Svenduto”

Coordina l’incontro

Roberto De Giorgi vice-direttore di Agoramagazine

Edizioni 2015