Categoria: Rivista Online - Edizione - Dicembre 2015

Lentamente si a avvicina il Natale ma non è la stessa cosa degli anni passati. Stenta a decollare quel clima che induce ad allentare preoccupazioni, autoflagellazioni e sensi di colpa, per dedicarsi allegramente alle escursioni tra la folla nei mercatini delle piazze del centro. Un malessere inaspettato e spietato si è insinuato dentro di noi a minare dall’interno la serenità,  ed è tutto maledettamente troppo vicino per non avvertirne la pesantezza. I fatti di Parigi hanno lasciato il segno e non c’è Romano che si rechi ad un concerto, alla partita o più semplicemente al lavoro con la metro, che non nasconda nel più recondito angolo della sua mente l’eventualità della paura. Basta pensare che il lunedì successivo alla strage sono stati ben sei gli psico allarmi bomba sulla metro.

Ma Roma anche se blindata comunque non si ferma, cercando nella luce della cultura l’antidoto alla paura.  Al Museo dell’Ara Pacis di Roma inizia il 04/12 la  grande mostra su  Toulouse-Lautrec, il pittore bohémien della Parigi di fine Ottocento con circa 170 opere provenienti dal Museo di Belle Arti di Budapest. Intanto alle Scuderie del Quirinale prosegue fino al 31/01 la mostra monografica  Balthus a quindici anni dalla morte, maestro tra i più originali ed enigmatici del Novecento. Circa duecento opere, tra quadri, disegni e fotografie, provenienti dai più importanti musei europei ed americani e da  collezioni private. Intanto il Palazzo delle Esposizioni come sempre, propone la sua interessante scelta di rassegne.

Il dibattito più gettonato in questi giorni riguarda il Giubileo e l’opportunità che questo vada in scena in un periodo di pressione così alta per la vecchia cara Europa Cristiana. Malgrado i timori però, alla fine a vincere è il partito di quelli che sostengono si debba svolgere lo stesso. Forse come antidoto estremo al terrore, spinti dall’esigenza di pensare  che a noi non toccherà mai. Tra tutte le urgenze possibili necessarie ad affrontare questo evento straordinario, l’amministrazione capitolina nel suo abbrivo decadente, per mano del suo Commissario Tronca (nomen omen), ha partorito come misura prioritaria quella di tagliare i Centurioni in costume al Colosseo.  Sebbene da regolamentare nel loro approccio ai turisti, certo è che in questo periodo non sembravano proprio un problema vitale.

 Le luminarie che a poco a poco dal centro alle periferie come merletti di luce adornano le strade, aiutano a scacciare i più cupi pensieri aprendo gli entusiasmi all’atmosfera natalizia. E allora superata l’impasse tutti pronti per il mese forse più impegnativo dell’anno nella capitale. La corsa al regalo con il passare dei giorni diventa sempre più spasmodica, rasentando lo stress a ridosso delle festività,  allorché i ritardatari dell’ultima ora si riversano in massa nei centri commerciali trasformandoli in alveari umani. I più scaltri da qualche anno utilizzano gli acquisti on line, impegnando per la ricezione casalinga dei pacchi gli anziani genitori in pensione, angosciati e in ansia da prestazione per paura di commettere errori col corriere. 

Si moltiplicano gli impegni e le occasioni di convivialità e sono d’obbligo le cene con tutti i gruppi sociali d’appartenenza. Dagli amici della palestra, fino ai colleghi di lavoro, passando per quelli della parrocchia, del circolo di volontari, del fantacalcio e chi più ne ha ne metta. Ha inizio una kermesse che durerà un mese, restituendo ai primi di gennaio tanti coccodrilli lacrimanti in cerca della dieta su misura. Cene su cene, pranzi e aperitivi, un allenamento gastrointestinale che conduce alla grande prova della tre giorni natalizia. Si perché a differenza di altre zone d’Italia, a Roma la tradizione  vuole che si inizi la sera del 24 per finire al pranzo di S. Stefano, una lunga maratona fino ai confini del riflusso esofageo.

Però è anche il momento che riunisce le famiglie, spesso in tempi moderni distribuite anche lontano dai luoghi natii, ed è per questo che decidere le portate assume importanza rilevante. Attraverso il cibo si  celebra l’appartenenza territoriale alla propria terra e alle proprie radici. E per questo che attraverso la rete un’alacre attività di contatti, connette da ogni dove i membri dei gruppi familiari impegnandoli nella stesura dei menù. Ogni famiglia ha la sua lista di  “irrinunciabili”, quei piatti che “altrimenti non sarebbe Natale” . Anche in tempi di ristrettezze economica si tende ad esagerare così che, le mamme rimpinzano i loro “bambini” ormai molto più che trentenni con ogni sorta di elaborati culinari,  frutto di intere giornate  tumulate in cucina tra i fornelli. Dalle fritture della vigilia ai tortellini in brodo del 26, è una baraonda da vivere tutti insieme in case zeppe di parenti e bambini urlanti, tra regali da scartare, tombolate e la lenta litania dei giochi di carte, che nel bel mezzo della digestione producono sicuri effetti narcolettici.

E’ proprio a S. Stefano che i più scaltri tentano la fuga. Cercano diplomaticamente di smarcarsi dai gruppi familiari, alla ricerca di un po’ di tranquillità e una boccata d’aria fresca. All’improvviso il freddo della strada sembra il paradiso, c’è chi sceglie di fare un giro tra le vie del centro ammantate di un’insolita tranquillità illuminata a festa nell’illusione di smaltire qualche grammo,  c’è chi non rinuncia al classico appuntamento in sala con il cinepanettone.  Anche il traffico ridotto ai minimi termini sembra piacevole, quasi turistico. Fermi al semaforo rosso su Ponte Garibaldi  gettando a manca uno sguardo rilassato, si può scorgere l’isola Tiberina illuminata da una grande luna che rischiara il cielo striato di nuvole,  regalando al Tevere riflessi notturni incorniciati nelle marmoree sponde, in un quadro fermo nel tempo. Cartolina d’auguri Natalizi per tutti i figli di questa straordinaria patria. Sparsi per il mondo, ovunque essi siano.

 

 

Edizioni 2015