Categoria: Rivista Online - Edizione - Maggio 2015

 
 
Fortunatamente la Convenzione Espoo ferma le trivelle in Adriatico
 
Foto: Jahre Viking - wikipedia
 
La Croazia a breve darà il via alle trivellazioni in Adriatico, 19  piattaforme sono in costruzione per essere montate a pochi Km dalle acque territoriali italiane. 
Le prime aree che verranno concesse per le  esplorazioni di gas e petrolio saranno 10. Sette aree se le sono aggiudicate il consorzio americano-austriaco (Marathon Oil-Omv), due  concessioni sono state affidate alla società pubblica croata INA e  l'ultima se l'è aggiudicata il consorzio italo-inglese (Eni-Medoilgas).
La gara partiva da una base d'asta di 14 Mil di $, dall'operazione lo Stato croato incasserà immediatamente 100 mil di $. Non tutti però sono favorevoli, contrari gli ambientalisti e gli operatori turistici.
Il turismo incide il 15% del pil, temono che un adritico groviera faccia fuggire i turisti, ma anche le società immobiliari sono preoccupate per la contrazione delle vendite degli immobili riviereschi.Ma nessuno dice che il paese più colpito sarà l'Italia, i giacimenti si estendono fino alle acque territoriali italiane, (vedesi cartina allegata) e in caso di disastro, vista anche la conformazione del fondo marino che ha una pendenza verso l'Italia.
In caso di riversamento le coste italiane saranno pesantemente colpite. L'Adriartico è un mare chiuso e poco profondo, basta un minimo incidentein una delle 19 piattaforme che l'italia sarebbe invasa da oro nero, un disastro ambientale inimmaginabile. Non solo, pensate anche all'andirivieni delle petroliere che raggiungeranno le piattaforme, è inevitabile che nel carico delle stesse ci possa essere riversamento e se a questo si aggiunge il comportamentocriminale di alcuni comandanti, che sono soliti lavare le vasche di carico con le acque del mare, potete immaginare quanto sia alto il rischio ambientale per le coste italiane. Nel tempo questo arrecherà gravi danni all'ecosistema marino che si ripercuoterà nell'economia balneare legata al turismo, senza dimenticare che nell'Alto Adriatico, le correnti riverseranno rifiuti chimici e sostanze inquinanti sulle coste italiane. Molte associazioni ambientaliste croate si sono mosse ma in modo soft, l'unica che ha alzato la voce è la "Marevivo", famosa per aver manifestato in gennaio a Palermo contro le trivelle nel mare di Sicilia. Oggi la stessa ha lanciato una petizione per fermare le trivelle nell'Adriatico.
L'appello è stato indirizzato al Primo Ministro, al Ministro del turismo e al Ministro dell'economia della Croazia, a costoro si chiede di fermare il progetto di ricerca di idrocarburi con le trivellazioni nell'Adriatico e di salvaguardare questo specchio naturale tra Italia e Croazia dall'enorme potenziale naturalistico e turistico. In pochi giorni almeno 200 mila persone hanno firmato la petizione. Ma il governo croato prosegue nel progetto, ha necessità di fondi. La Croazia ha accellerato, teme che l'Europa possa avvalersi dele procedure della Convenzione di Espoo (Convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero), sottoscritta nella piccola cittadina finlandese di Espoo il 25 febbraio 1991), se l'Italia si appella all'accordo di Espoo è in una botte di ferro.
Possibile che l'Italia non sappia tutelare se stessa? Eppure le leggi ci sono basta applicarle. Sarebbe utile realizzare un incontro tra tutte le regioni che si affacciano sull'Adriatico interessate al problema trivelle e la controparte croata per cercare un accordo comune per un uso sostenibile del Mar Adriatico, compatibile con le economie turistiche presenti e la necessità di preservare il Mare Adriatico oggi e per le generazioni future.
L'Adriatico è un bene comune per l'Italia e per le coste dei Balcani, per questo motivo non "DOBBIAMO" permettere che il progetto "Trivella" vada avanti, è nostro dovere salvaguardare le nostre coste dall'enorme potenziale turistico, naturalistico e culturale, che si racchiude in una sola parola "economia". Ancora il tempo c'è, ma non per molto per fermare lo scempio, ribadisco è "NECESSARIA" una politica transfrontaliera comune, tra Italia, Croazia, Bosnia, Montenegro e Albania, per l'Adriatico, anche predisponendo una Convenzione per il Mar Adriatico tipo "L'Adriatico non ha Cloni" in cui si condivida un progetto comune multisettoriale per il Mar Adriatico "Unico Grande Bene Comune". Faremo di tutto per fermare questo scempio.
 
Maurizio Compagnone intervistato dalla TV croata
 
Gli Stati Uniti avranno la pazienza di attendere le decisioni sul rischio ambientale?
 
Era tutto pronto ai nastri di partenza, il cronometro scandiva i secondi, il governo Croato aveva lanciato in pompa magna l'affare del secolo, lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi nell'Adriatico. La firma che avrebbe dato l'inizio delle trivellazioni era vicinissima, le compagnie già pregustavano fiumi di denaro che ne sarebbe derivato, ma nella vita la certezza non è mai sicurezza. Ed ecco che l'Agenzia Croata per gli idrocarburi, in zona Cesarini ha stoppato le trivelle.Tutto come si era auspicato nella materia di premessa al presente articolo.  La firma del contratto con le società aggiudicatrici della concessione, tra cui la Società italiana ENI è saltata, dalle banchine era tutto pronto per portarsi a largo e iniziare i lavori di costruzione delle piattaforme.
Le pressioni pervenute al governo croato hanno costretto lo stesso a tornare sui propri passi. Da fonte interna pensano di riprovarci in piena estate quando l'attenzione è inferiore. 
Ma costoro dovrebbero sapere che in pieno agosto in Italia la Commissione Ambiente, si riunì sollecitata da una mia inchiesta del pericolo Fraking per l'Italia, sistema di estrazione di shale gas dalle rocce mediante la tecnica a fratturazione.
E tra le regioni pilota prescelte, la Basilicata. Li lasciamo sognare, abbiamo tutto il tempo di fermare anche i sogni, soprattutto se accompagnati da massicce dosi di Tavor. Al momento Italia, Slovenia e Montenegro, hanno bloccato le trivelle appellandosi alla Convenzione Espoo (Convenzione sulla valutazione dell'Impatto Ambientale in un Contesto Transfrontaliero), i tre Stati confinanti sono preoccupati sull'impatto che potrebbero arrecare all'eco sistema del Mar Adriatico.
In base alla Convenzione, la Croazia dovrà attendere le valutazioni dei tre Stati che si sono appellati alla Espoo e le eventuali rimostranze che ne deriveranno dallo studio di sicurezza. Quindi non è assolutamente pensabile che si possa risolvere tutto entro l'estate come da fonti interne del governo si afferma.
Sicuramente cercano di correre ai ripari tenendo legate le compagnie petrolifere vincitrici del tender, chiuso in novembre 2014.
Ricordiamo che la commissione preposta, a metà gennaio affidò l'incarico a 5 consorzi per un totale di 10 licenze.
Una delle licenze è andata, come sopra menzionato, al Consorzio costituito dalle Società petrolifere italiana ENI e dalla società britannica Medoilgas, le altre licenze sono state assegnate al consorzio statunitense austriaco (Marathon Oil di Houston e Omv), le ultime due licenze sono andate alla croata Ina e all'ungherese ex partner Mol.
Il 2 aprile il governo croato avrebbe fissato la firma dell'accordo con le compagnie aggiudicatrici, ma ora quella firma si allontana e noi continueremo a lavorare affinché quella firma non venga mai apposta.
Secondo gli accordi, le licenze avrebbero avuto validità biennale rinnovabili per altri tre anni per un totale di 5 anni.
In tale periodo erano previste esplorazioni e ricerche nella prima fase e estrazione nella seconda fase.
Nel caso in cui si fossero rinvenute bolle di idrocarburi, il Governo avrebbe sottoscritto una concessione per ulteriori 25 anni per lo sfruttamento dei giacimenti. Il capitale investito dalle 5 compagnie è pari a 520 Mil di euro, alla firma del contratto le 5 compagnie avrebbero dovuto versare 13 milioni di Euro.
Secondo le ricerche, le ricchezze celate nei fondali ammonterebbero a 3 Mld di barili di petrolio, ma gli ambientalisti sono scettici ritengono il valore espresso molto in difetto e il rischio che ne deriverebbe per danni ambientali e per gli operatori turistici superiore al petrolio presente nei fondali.
Ma quello che dovrebbe preoccuparci e che noi abbiamo preventivato, è il peso che il Montenegro, prossimo paese entrante nella NATO, possa esercitare nella disputa.
Gli USA vicini al Premier Dukanovic, potrebbero usare la loro pressione sull'Europa per riaprire la corsa all'oro nero dell'Adriatico.e nel frattempo la Croazia assetata di Energia, non sta ferma, sposta le sue mire nella Slavonia alla ricerca di giacimenti gassiferi in attesa della firma del contratto per le esplorazione nell'Adriatico..
 
Maurizio Compagnone
Opinionista de "La Gazzetta italo-brasiliana"
 

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