Categoria: Rivista Online - Edizione Novembre 2015

     

 

     

 

 

 

In modo sobrio, commosso e partecipe – tanta gente affollava la chiesa del SS. Salvatore e concelebravano tanti preti - sono stati ricordati i venticinque anni della Casa don Puglisi a Modica. Una celebrazione per non dimenticare l’inizio: ovvero il fatto che questa Casa si doveva fare per restare umani e credibili nel dire il Padre nostro; ma anche che risultava difficile da fare perché mancavano risorse e modelli di accoglienza insieme di mamme e bambini con percorsi attenti alle molteplici ferite della vita senza rigide tipologie … Dopo venticinque anni le risorse materiali sono state e restano negli orizzonti della Provvidenza e della … previdenza, ma si sono risvegliate risorse umane nella rinascita del volontariato, soprattutto giovanile, che è un grande segno di speranza. E, quanto al modello, l’elaborazione, fatta tra Vangelo – vita – apporto delle scienze umane, ha portato ad un mix di familiarità e competenza che è diventato consapevolezza di essere una famiglia, come traspare dall’intervento preparato dalle mamme e “non mamme”, come chiama una delle ospiti quelle che non sono sposate. Con i bambini ricchi di gioia, che traspare nel video proiettato per dire cosa è diventata la Casa. Come sottolineato dal Vescovo Mons. Antonio Staglianò nell’omelia, essa è un fatto di Vangelo, un modo di vivere il cristianesimo concreto, senza ridurlo a chiacchiera. La Casa rimanda ad una vocazione che risalta nel forte legame con il seminario, sottolineato dall’intervento del rettore, don Luigi Vizzini. E ancora: la Casa è il luogo di un affetto che si allarga, come testimoniato dalla presenza di un gruppo di amici della parrocchia di Paganica all’Aquila; è un segno per la città come sottolineato dal sindaco Ignazio Abbate, che ha ricordato la collaborazione per il bene comune. La Don Puglisi è poi una Casa tra le case, fatto richiamato dall’intervento di una delle vicine e dalla bella presenza dei primi vicini quando la Casa era al Castello: gli amici della Scherma. Dopo la messa nella chiesa del SS. Salvatore, c’è stata la festa nella Casa. La convivialità è diventata celebrazione dell’amicizia con la città e sulla grande torta il messaggio di don Puglisi ha ricordato come una vita bella è anzitutto una vita responsabile: “se ognuno di noi fa qualcosa …”. La sorpresa finale è stata per i bambini: due clown amici hanno donato la magia del sorriso attorno al segno della Casa. Questo in fondo è stato celebrato: il fatto che ogni gesto piccolo ma proveniente dal cuore, da un cuore appassionato e pulito, rende bella e vera la città e permette il fiorire di segni di corale solidarietà come la Casa don Puglisi!

Maurilio Assenza

Responsabile della Casa

 

L’INTERVENTO DELLE MAMME E “NON MAMME” …

La Casaper noi è una famiglia, in cui ci viviamo come amici e fratelli e ci siamo sentite accolte dagli operatori e dalle altre ospiti fin dall’inizio e sempre. È un posto bello per ritrovare tranquillità. La Casa ci accompagna nei momenti di tristezza e in quelli felici. Qui siamo aiutate a crescere bene e a inserirci nella vita e, anche se a volte litighiamo, ci vogliamo però bene. Se ognuno di noi fa qualcosa, insieme possiamo fare molto. La Casa ci aiuta a recuperare il nostro ruolo genitoriale, è un aiuto per chi fa di tutto per avere con sé i propri figli. C’è la preoccupazione da parte della Casa perché i nostri figli crescano studiando, e questa cura ci dà un senso di sicurezza. La Casa è un nido che ripara quando si è feriti, un aiuto a guarire e la possibilità di maturare per poter ricominciare a volare. In tre parole la Casa è: crescita, speranza, famiglia! Siamo grate a chi l’ha costruita e portata avanti con sacrificio e amore: senza la Casa saremmo rimaste per strada. Per davvero! Lo sanno Dio e i nostri bambini! 

 

25° DON PUGLISI – UNA VICINA DI CASA

 

Via Carlo Papa n° 14….Via Carlo Papa n° 33…pochi numeri civici separano la mia casa dalla Casa don Puglisi. Sono una semplice vicina di casa. Abitare in questo quartiere storico di Modica non è stata una scelta casuale perché abitare non è solo uno stare, ma anzitutto un esserci. Non uno stare chiusi all’interno delle mura domestiche, ma un aver consuetudine con i luoghi e con le persone, uno stare nel tempo. E ci sono luoghi, edifici, persone che diventano fondamentali punti di riferimento per il cammino della vita e nella vita; averli accanto è per me un grande privilegio. Un vicinato d’eccezione a pochi passi, anche negli aspetti più fragili, ma sicuramente un ottimo vicinato, non potrei sperare di meglio. Oltre la chiesa del SS.Salvatore e la sede scout del Modica 1 che frequento più assiduamente in quanto inserita in parrocchia, la casa di accoglienza Don Pino Puglisi è divenuta per me un luogo frequentato abitualmente, una piacevole e arricchente consuetudine. Rientra nella meravigliosa categoria di quei luoghi di relazioni che segnano nel profondo l’essere: accolgono, nutrono, ristorano, riparano, incoraggiano, ritemprano, ricaricano. Danno senso e significato all’esistere in pienezza. Non citerò di proposito nomi per non rischiare di dimenticarne qualcuno. Mi soffermerò su semplici gesti, su immagini, quadri di vita quotidiana che raccontano la bellezza e la tenerezza di Dio: bimbi che gattonano durante la recita dei vespri sotto l’altare della cappella, mani premurose che asciugano moccoli e lacrime, spalle che accolgono il sonno dei piccoli, braccia stracolme di scatoloni, passi frettolosi che inseguono il tempo, sguardi persi nel mare delle ansie e delle preoccupazioni che incrociano volti segnati dalla stanchezza ma pronti a dare coraggio per ripartire, la sapiente regia che organizza le riunioni di coordinamento, qualcuno risponde al citofono e contemporaneamente gli squilli del telefono non danno tregua, l’odore buono del cibo appena cotto che investe le scale, il portone grande sempre ricco di avvisi che si apre all’accoglienza e alla gioia della festa … è bello essere invitata a cena dopo le serate dedicate ai racconti, è bello vivere questa realtà e farne parte. Come non riconoscere l’ideale di don Puglisi. Alcuni passi del libro di Alessandro D’Avenia a lui dedicato, esemplificano come la città degli uomini possa diventare la città di Dio riconoscendociò che inferno non è… L’inferno è pura sottrazione, è togliere la vita e tutto l’amore da dentro le cose. L’inizio dell’inferno è abbassare lo sguardo, chiudere gli occhi, voltarsi dall’altra parte, sbattere la porta e rafforzare l’unica fede spontanea che la Sicilia conosca, quella fatalistica e comoda del “tanto nulla cambierà”. Il Paradiso, invece, è il compiersi di ogni cosa buona, si fa largo e trionfa silenzioso nei piccoli, umilima costanti gesti quotidiani. Intrepido come la verità, indomito come la bellezza. Assomiglia ad una angolo di giardino, ad un minuto……ad una casa di accoglienza. Il Paradiso può essere tra noi, anzi è tra noi,  è aver capito, come don Puglisi, che l’Amore siete voi. Grazie per essere segno semplice e concreto di un cristianesimo vivo ed operante, grazie perché fate respirare a questo quartiere e alla intera città di Modica, la Ruah, il soffio vitale di Dio. Con immenso affetto la vostra vicina di casa.

Maria Grazia Modica

Fonte: Goffredo Palmerini

Edizioni 2015