Categoria: Rivista Online - Edizione Settembre 2015

Come ricorderete il governo aveva assegnato i blocchi di competenza dove iniziare le esplorazioni di “gas e petrolio”, alle compagnie che si erano aggiudicati la gara. Alle due compagnie statunitense e austriaca erano stati assegnati 7 blocchi (tre davanti alle isole Incoronate e quattro al largo di Dubrovnik) .

Con la rinuncia possono stare tranquilli i tanti turisti che l’estate si riversano sulle spiagge croate, costoro non assisteranno allo scempio che il governo croato assetato di oro nero intendeva fare.

Ufficialmente la motivazione che verrà data è che due dei blocchi sono vicinissimi alle acque contese con il Montenegro.  Quando Il Ministro dell’Energia  Ivan Vrdoljak il 2 aprile del 2014 pubblicò la cartografia dell’Adriatico soggetto alle trivelle perché nessuno si tirò indietro, Quali fatti nuovi sono sopraggiunti?

Nella cartografia cfr . allegato 1 è visibile il Mare Adriatico croato suddiviso in 29 riquadri da 1.000–1.600 km2. I numeri 1, 23, 28 e 29 si spingono fino ai confini con le acque territoriali slovene e montenegrine un grosso problema per l’AZU “Agenzia croata per gli idrocarburi” e per le compagnie che hanno presentato le proprie candidature per partecipare alla gara.  Il Ministro Vrdoljak è andato avanti pur sapendo che nel golfo di Pirano tra “Slovenia e Croazia” c’è una questione internazionale aperta sulle frontiere ancora tutta da definire,  lo stesso dicasi con il Montenegro per le isole Incoronate.

E’ strana questa conversione ad U ad appena 5 mesi dalla firma del contratto che i due giganti hanno preso, anche a fronte degli investimenti sostenuti.

La popolazione croata, benedice il ritiro e sperano che anche le altre 3 seguiranno l’esempio.

I sondaggi a favore del progetto sono drasticamente cambiati, prima delle presidenziali del gennaio 2015 che ha visto soccombere sull’oligarca di sinistra Ivo Josipovic, la moderata Kolinda Grabar-Kitarovic, il 70% della popolazione era favorevole al progetto del governo di sinistra di Zoran Milanovic .

C’è una proprietà dell’aritmetica che dice “cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia”, ma in Croazia questo ordine darà uno scossone al governo di sinistra che aveva puntato tutto su queste perforazioni , oggi soltanto il 30% è favorevole a rendere il Mare Adriatico una gruviera mentre la stragrande maggioranza è contraria, un secco NO si registra soprattutto tra i residenti sulla costa.

Le azioni promosse contro le decisioni prese dal governo danno i primi risultati, la popolazione apprende da una stampa più aperta le iniziative intraprese dai movimenti contro le trivelle.

Il Ministro Milanovic ha appreso la notizia a Catania, mentre era in visita ai marinai della nave “Andrew Mohorovcic”  impegnati nell’azione umanitaria della UE “Tritone 2015”.

Le decisioni prese dai colossi petroliferi ha preso alla sprovvista Il Governo croato che è corso immediatamente ai ripari, nuovo bando si aprirà in settembre, nel frattempo ha lanciato il piano di esplorazioni energetiche “on-shore”, in Slavonia.

Il Ministro dell’Energia Vrdoljak e la signora Dorić (capo dell’AZU), hanno peccato di incompetenza e faciloneria, i contratti definitivi con le aziende non sono stati mai sottoposti alla firma, di parole ne abbiamo sentite tante, prima si è parlato di Aprile, poi di Giugno e infine in Estate e ora si parla di una nuova gara in Settembre. Credibilità di questo governo, del suo ministro con delega all’Energia e della direttrice dell’Agenzia AZU, ZERO.

Settembre è arrivato e le elezioni sono alle porte, ancora un mese e si entra nel vivo della campagna elettorale con le elezioni politiche che si terranno ad inizio 2016.  Vista la crescente impopolarità del progetto trivelle e l’urgenza per il Partito Socialdemocratico di Zoran Milanović di rimontare i sondaggi, sono convintissimo che la corsa all’oro nero sarà accantonata, potrebbe essere un boomerang per i social democratici. Il sogno del Ministro dell’Energia  Ivan Vrdoljak, di fare della Croazia una piccola Norvegia verrà riposto nel cassetto.

Abbiamo il tempo di coinvolgere il popolo croato a rivendicare per il Paese progetti sostenibili e la  sicurezza per l'equilibrio idrogeologico del Mare Adriatico, unico mare chiuso, culla di civiltà e culture diverse.

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